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Christophe de Ponfilly

Tra le quinte del terrorismo chiamato "islamico", con il quale veniamo minacciati permanentemente nello stesso modo in cui un tempo si intimorivano i bambini parlando del lupo, si trova l’Afghanistan. Un Afghanistan che ho scoperto nel 1981, ho percorso diverse volte a piedi e ho filmato per realizzare i miei documentari. Un Afghanistan dal quale ho imparato alcune verità rimaste nell'ombra.
Durante uno dei miei viaggi clandestini in questo paese nel 1984, Massoud liberò un giovane soldato sovietico che era stato catturato dai suoi uomini e che desiderava venire in Occidente. Con la persona che all'epoca mi aiutava per gli equipaggiamenti riuscimmo, dopo un difficile giro attraverso l’Hindou-Koush, a portarlo in Pakistan. A Peshawar, purtroppo, i responsabili politici del partito al quale apparteneva Massoud non condivisero la scelta di questa liberazione. Si impadronirono del nostro amico russo, che qualche mese dopo veniva ucciso. Questa storia non ha destato l'interesse di molti nei paesi occidentali. Ma è proprio a partire da essa che ho cominciato a pensare di girare un film.
La follia mediatica che ha fatto seguito agli avvenimenti del settembre 2001 e l'ossessione del terrorismo che a partire da allora si è sviluppata, non hanno fatto che aumentare il mio desiderio di realizzare il film. Dopo gli attentati dell'11 settembre, sono state raccontate le cose più disparate sull'’Afghanistan. Nel periodo dei Talebani, gli afghani sono diventati fanatici pericolosi, dopo essere stati rappresentati come caricature di guerrieri rozzi, violenti, feudali. In effetti la distanza tra la realtà e la sua rappresentazione è drammaticamente aumentata.
Christophe de Ponfilly



Christophe de Ponfilly è stato attore, regista, produttore e scrittore. Ha diretto con Frédéric Laffont l’agenzia di stampa Interscoop. Ha fondato la società di produzione cinematografica Albert Films e la società di distribuzione Doc & Co. Tra i suoi libri, ricordiamo “Massoud, l’Afghan”, “Le clandestin”, “Les gobeurs de lunes”, “Poussières de guerre” e “Vies clandestines”. Ha diretto le collezioni di documentari Zanzi Bar e Aux p’tits bonheurs, la France. Dal 1983 ha diretto numerosi documentari, interessandosi soprattutto alla realtà politica e sociale afgana, ma anche a quella dell’Angola, dello Zimbabwe e dell’Indonesia. Tra tutti i suoi documentari è doveroso citare Massoud l’Afghan (1998), ritratto del leggendario leader carismatico della resistenza afgana all’esercito sovietico. Il 16 maggio di quest’anno, all’età di 55 anni, Christophe de Ponfilly è morto. Stava preparando il suo secondo lungometraggio, una satira sui mezzi di comunicazione moderni.