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Francesco Rosi

Nato a Napoli nel 1922, durante la guerra è costretto ad abbandonare l’Università per cominciare a lavorare come illustratore di libri per infanzia. Nel 1946 si avvicina allo spettacolo come assistente di Ettore Giannini per l’allestimento di un’opera teatrale. Nel 1948 è aiuto regista di Luchino Visconti per il film La terra trema. L’esordio alla regia è del 1958 con La sfida che ottiene alla Mostra di Venezia il Premio Speciale della Giuria e una buona accoglienza di pubblico. Nel 1961 con Salvatore Giuliano ripercorre la vita del celebre bandito siciliano inaugurando il genere dei film-inchiesta che riscuote grande successo, tanto da essere considerato il più importante regista italiano dedicatosi al cinema di impegno civile. Pur non avvalendosi di attori famosi al grande pubblico, il film ha un immediato successo. Nel 1963 vince il Leone d’Oro con Le mani sulla città, un film denuncia sulle collusioni esistenti tra i diversi poteri dello Stato. Altri film-inchiesta sono Il Caso Mattei (1971) e Lucky Luciano (1973). Realizza nel 1978 Cristo si è fermato ad Eboli tratto dal romanzo autobiografico di Carlo Levi. Nel 1987 è la volta di Cronaca di una morte annunciata, tratto dal romanzo di Gabriel Garcia Marquez, in cui dirige anche sua figlia Carolina. Nel 1990 porta sullo schermo il romanzo di Edmond Charles-Roux Dimenticare Palermo e nel 1996 La tregua di Primo Levi. Nel 2008 riceve alla Berlinale l’Orso d’oro alla carriera e nel 2009 la Legion d’onore nel corso di una cerimonia a Villa Medici, sede dell'Accademia di Francia a Roma.

Che cos’è il magliaro? È uno che si arrangia, è uno che si arrabatta per portare avanti la vita e la porta avanti naturalmente senza preoccupazioni, essendo svincolato completamente da qualsiasi moralità. Ora, “magliari” sono tutti e tre i personaggi: sia Sordi, sia Belinda Lee, sia Renato Salvatori... […] Lui torna indietro (secondo me, da vittima, non da vincitore) perché non è un uomo così forte da prendere una simile decisione in virtù della sua integrità morale. Lui si decide a tornare indietro perché è vittima, quanto gli altri, delle circostanze. Sono le circostanze che lo aiutano a prendere una certa decisione: almeno questo io ho voluto intendere. Salvatori ha tutte le possibilità per diventare un magliaro quanto gli altri: perché un giovanotto come lui, messo a contatto con un mondo così ferocemente arido (come può essere quello di una nazione dove si lavora esclusivamente per andare avanti nella vita senza perdersi in tante direzioni, diciamo, laterali), può essere affascinato dalla possibilità di risolvere la vita facilmente. E infatti lui l’avrebbe presa questa strada, facilmente. S’innamora della signora Mayer […] ma l’amore che ha per questa donna è il desiderio di conquistarsi un posto nella vita, di conquistare quel che non è riuscito ad avere con il suo lavoro onesto di manovale, di lavoratore irregimentato in una fabbrica. È disposto, ormai, a guadagnarsi i quattrini nello stesso modo in cui se li guadagna Totonno. Se, alla fine del film, cambia idea non lo fa tanto perché è la sua moralità che si ribella, ma per il terrore che gli aspetti negativi di questa vita difficile suscitano in lui.
Francesco Rosi, da Napoli è il cuore del mondo, intervista a cura di Morando Morandini, «Schermi», II, n. 18, novembre 1959.