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#11 CENT'ANNI DI SOLITUDINE...
07/09/2005
Il film di Mignogna è il racconto atemporale di una famiglia, che parte da un funerale e si chiude con una nascita. Sebbene il film confronti una ragazza di Buenos Aires (Antonella Costa) al nonno contadino (Federico Luppi), e tratti spesso il modo in cui tempo e spazio dividano, in particolare in un paese in cui la capitale è un microcosmo a parte, costruisce però dei ponti e mostra come questa divisione sia soltanto relativa, come sono in realtà tutti.
Parte della sua eleganza, in effetti, si situa nel fatto di non essere né un dramma né una commedia, ma una variazione di un tema universale, la cui complessità viene mantenuta dal regista che la restituisce perfettamente: qui, il motivo madre-figlia viene presentato come una relazione tripartita all'interno della quale anche gli uomini sono coinvolti e i segreti interferiscono, cioè, una situazione in cui i rapporti individuali non esistono (di fatto, la madre non appare), perché sono sempre mediati. In questo ambito, il film si avventura in un territorio spesso esplorato dalla letteratura (Hervé Bazin...) e dalla psicoanalisi ma raramente sul grande schermo.
Ad ogni modo, la mediazione in gioco non è vista come qualcosa con cui è impossibile riconciliarsi. Il centro del plot è precisamente la maieutica che finisce con l'accettazione. Alla fine, 'todo pasa' e via col vento...
Intervista con Antonella Costa, attrice protagonista
Lei come intepreta questo film?
Il film ha che fare con la famiglia, i segreti, e la giustizia e la richiesta di giustizia da parte dei personaggi. Un personaggio desidera ardentemente la verità e l'altro vuole rivelarla ed essere punito, ma alla fine, le due parti non cercano altro che la propria identità. Il film è ambientato in Argentina, ma ha un valore universale.
Lei è presente in quasi tutte le scene, e ci sono molti primi piani sul suo viso. Come gestisce le espressioni facciali?
Il problema non era tanto l'essere espressivi, quanto piuttosto il contrario. Sulla carta, il mio personaggio era molto più forte e più fastidioso, ma l'ho moderato un po'. Federico è così adorabile che non c'era modo, per me, di essere dura con lui come progettato inizialmente. Detto questo, in generale siamo rimasti aderenti allo script per la sua bellezza, un vero capolavoro letterario in sé.

Bénédicte Prot
www.cineuropa.org
Nella photogallery, immagini di Michele Lamanna


Antonella Costa        Antonella Costa
Antonella Costa        Antonella Costa